Quanti di voi pensano che adeguarsi al GDPR comporti una perdita di tempo e troppi investimenti per gli effettivi benefici? Ecco le 5 convinzioni comuni (e sbagliate) sul percorso di adeguamento al Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati Personali.
Le frasi che si sentono dire in merito al GDPR e alla privacy sono le più disparate. Quello a cui le aziende non pensano sono i benefici significativi che ne derivano e il rischio di sanzioni in caso di mancato adeguamento.
1. Elevati costi per rientri nulli?
Siamo in un periodo in cui la quasi totalità dei cittadini denuncia la sensazione di non essere padrone dei propri dati, di aver perso il controllo su di essi; questa condizione è indicativa di un crescente interesse per il tema della privacy. Gli utenti vogliono sapere come vengono acquisiti, gestiti e utilizzati i loro dati personali; nel caso serva un’ulteriore conferma di questo, ricordiamo come siano sempre di più le leggi sulla privacy che vengono approvate.
Adeguarsi al GDPR può portare molti benefici all’azienda stessa; come risulta dal Data Privacy Benchmark 2019 di Cisco (per scaricarlo clicca qui), chi investe nella protezione dei dati registra maggiore forza commerciale e efficienza, minore ritardo nelle vendite e meno violazioni.
2. Applicare le norme risulta una pratica onerosa
Il Regolamento non impone delle regole, non pretende che una piccola azienda spenda più di quanto possa permettersi. Il concetto fondamentale è l’accountability: il titolare deve responsabilizzarsi e fare il massimo per garantire la protezione dei dati, nel limite delle proprie possibilità.
Questo si può fare a partire da piccole accortezze come non usare la stessa password condivisa da più utenti o per più sistemi; queste attività non hanno un costo significativo, ma possono fare la differenza.
To be continued…
Non perderti la seconda parte!